Solo pochi giorni or sono abbiamo pubblicato in altra pagina del blog una toccante missiva di Terry Bradshaw, pubblicata da Fox Sport per cui lo stesso ex QB collabora, nella quale si faceva luce sulle problematiche mentali di cui soffrono molti giocatori, non solo ex, NFL.
Oggi le agenzie di stampa diffondono inquietanti (e vi assicuro che il termine non potrebbe essere più azzeccato) particolari sulle modalità con le quali, complessivamente, i giocatori affrontano il problema.
Di fatto, accade che ad ogni giocatore che affronta il mondo professionistico NFL venga sottoposto un test per saggiarne la prontezza e le capacità mentali. Il tutto avviene poichè, all'esito di violente concussion, lo stesso giocatorte possa essere sottoposto al medesimo test ed essere ritenuto abile a tronare sul campo di gioco solamente laddove ottenga lo stesso risultato ottenuto in precedenza nel test. Ciò, tuttavia, ha indotto -come scoperto da taluni medici che hanno avuto in cura i giocatori- alcuni players a mentire al momento del test originario, di fatto coscientemente errando per ottenere un punteggio basso comunque raggiungibile, successivamente, anche in condizioni di non perfetta abilità dopo una concussion: chiaro che in questo modo le possibilità di tornare sul campo di gioco, per quanto non si versi in perfette condizioni, aumentano. Accade così che soggetti ancora in fase critica tornino in campo aggirando la norma. Ciò che è tristemente drammatico della vicenda -ben riassunta, in maniera esemplificativa, nella missiva di Bradshaw- è che in tal modo i giocatori ottengono vittorie di breve periodo, senza tenere in considerazione i terribili danni che nel tempo emergeranno, in età -spesso- nemmeno avanzata.
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