Roger Goodell, commissario dell'NFL
Roger Goodell (l'uomo che in questi giorni sta trattando in nome dell'NFL il difficilissimo accordo -CBA- con l'associazione giocatori) è da due anni, dal 2008, il commissario dell'NFL. Uomo discreto, passa per essersi fatto da solo, scalando pazientemente la gerarchia del football e guadagnando, nel tempo, la stima degli addetti ai lavori. Di recente, Sports Illustrated, per tramite del leggendario Peter King, ha intervistato Gooddell. L'intervista, davvero imperdibile per ogni appassionato, disegna con dovizia di particolari la personalità di Goodell, non solo ma anche mediante il resoconto di singoli emblematici episodi di cui l'uomo si è reso protagonista. Di seguito ne citiamo uno, traducendo direttamente il pezzo di King: si tratta, nell'intera intervista, del passaggio a nostro avviso più interessante oltre che eloquentemente emblematico.
"Due anni dopo essere divenuto commissario dell'NFl nel 2008, Roger Goodell ricevette una chiamata telefonica da parte del DT dei Cowboys Tank Johnson, che proprio da Goodell era stato sospeso per otto giornate l'anno precedente per aver ripetutamente violato la normativa relativa al possesso di armi. Come condizione per poter espiare il proprio comportamento, Johnson aveva promesso di non detenere alcuna arma da fuoco per l'intera carriera NFL: Ma una notte, al di fuori della casa di sua madre in Mesa, Arizona, Johnson sorprese due ragazzi che stavano armeggiando con dei cacciaviti per poter scassinare la sua auto, una Chevelle vintage '71 SS, e, sorpresi da Johnson si diedero alla fuga. Johnson decise che aveva bisogno di protezione, per sè e per la propria famiglia. Si recò quindi in un negozio di pistole quando ne impugnò una calibro .40, pronto per l'acquisto, quando ritenne opportuno chiamare Goodell e spiegargli la situazione, certo che il commissario avrebbe compreso. "Tank", disse Goodell, "non farlo, esci dal negozio".
Arrabbiato, Johnson, lasciò la pistola in negozio ed uscì, senza interrompere la conversazione telefonica con Goodell. "Ero così incazzato" ricorda Johson. "Quando uscii dal negozio Goodell mi disse: 'se avessi avuto una pistola ieri notte cosa sarebbe accaduto? Se avessi usato l'arma a quest'ora avresti potuto essere in prigione. O avrebbero potuto spararti, così come avrebbero potuto farlo a tua madre. E saresti finito con il fottball', perciò me ne andai incazzato e lasciai l'arma". Detto questo, Johnson vide qualcosa che non avrebbe dimenticato per il resto dei suoi giorni.
"Quella notte" disse Johson "una macchina sostò al di fuori dell'abitazione di mia madre". Sicurezza privata, inviata da Goodell. "Ogni notte" continuò Johnson "sino a quando io non uscivo per raggiungere il training camp, dal tramonto all'alba, per circa sei settimane, quella macchina sostò innanzi all'abitazione di mia madre, con la sicurezza che controllava l'abitazione. Un'alternativa molto buona per me che, diversamente, avrei potuto far saltare la testa a qualcuno".
"Quella notte" disse Johson "una macchina sostò al di fuori dell'abitazione di mia madre". Sicurezza privata, inviata da Goodell. "Ogni notte" continuò Johnson "sino a quando io non uscivo per raggiungere il training camp, dal tramonto all'alba, per circa sei settimane, quella macchina sostò innanzi all'abitazione di mia madre, con la sicurezza che controllava l'abitazione. Un'alternativa molto buona per me che, diversamente, avrei potuto far saltare la testa a qualcuno".
Questi, signore e signori è Roger Goodell. Giù il cappello.
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